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Un tatuaggio 3D, dello stesso tipo che normalmente si usa per un trucco semipermanente, per rifare le sopracciglia, il contorno labbra o l’eyeliner.

E’ questa la soluzione sperimentata all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso per la ricostruzione dell’areola mammaria su 169 donne in seguito a una mastectomia.
Un intervento di dermopigmentazione poco invasivo, che ha consentito la ricostruzione post operatoria della zona areola-capezzolo dei seni restituendo alle pazienti il loro aspetto originario e armonico oltre che, psicologicamente, un ritorno alla normalità che aiuta notevolmente il processo di accettazione.
Un’altra piccola battaglia vinta contro il tumore al seno che in Italia colpisce ogni anno una donna su dieci.

Lo studio dei medici trevigiani

L’esperienza, che ha portato dal 2010 a oggi il pool costituito dal direttore dell’unità operativa complessa di radioterapie Alessandro Gava, il dirigente della Chirurgia Senologica Christian Rizzetto, il direttore della Chirurgia Plastica Giorgio Berna e la tatuatrice della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) di Treviso Rita Molinaro a eseguire 309 interventi, è stata pubblicata sulla rivista Annali dell’Istituto Superiore della Sanità, che ne ha seguito passo passo le tappe. Al monitoraggio, sono seguiti i questionari di gradimento, che hanno premiato questa nuova tecnica applicata alla medicina.

Il tatuaggio 3D

A effettuarla, al Ca’ Foncello di Treviso, è una dermopigmentista di fama internazionale.
E’ lei che ha inserito piccoli pigmenti di colore sotto il primo strato del derma del seno di queste donne, che hanno potuto così recuperare un aspetto molto simile a quello precedente la mastectomia, l’asportazione di uno e di entrambi i seni a causa della presenza di una massa tumorale.
La dermopigmentazione, infatti, è una ricostruzione che permette un risultato estetico armonico e identico alla realtà.
Non è molto invasiva in quanto si effettua con un ago molto sottile, come accade per la ricostruzione delle sopracciglia o per ridisegnare le labbra.

La dura statistica

In Italia si contano circa 50.000 nuovi casi di tumore alla mammella ogni anno.
Circa il 35% delle donne colpite dal male subisce un intervento chirurgico di mastectomia.
A seguito dell’intervento di prassi c’è la ricostruzione mammaria, che è un momento importante nel recupero psicologico e sociale di una donna che ha dovuto lottare contro il tumore al seno.

Numerosi studi dimostrano che donne che hanno subito interventi di mastectomia continuano a provare un disagio psicologico anche a distanza di tempo e che la ricostruzione del complesso areola-capezzolo sia strettamente correlata al grado di soddisfazione della paziente e all’accettazione della propria immagine aumentando sensibilmente il risultato ricostruttivo.

Articolo de “Metropolitano.it” 29/12/2020

Quando trovarono la mummia Otzi gli scienziati scoprirono che aveva sul suo corpo 64 tatuaggi: questo dimostra che il tatuaggio fa parte, fin dalla preistoria, della cultura dell’uomo.
Ovviamente, all’inizio, le tecniche erano manuali ed è proprio da questa preistoria che dobbiamo far risalire la tecnica del Microblading: anticamente, si utilizzavano schegge di selce e di quarzo per tatuare ora, ovviamente, le piccole lame sono diverse e anche le varie tecniche si sono differenziate.

Il Microblading, infatti, è salito, proprio negli ultimi anni, alla ribalta soprattutto perché, a differenza del dermografo, l’acquisto delle piccole lame per iniziare a tatuare comporta un esborso di denaro minimo.
Questo ha dato via a molteplici corsi che hanno la presunzione di farvi diventare maestri del microblading in pochi giorni e che, invece, danno vita ad un sacco di improvvisati che non sanno utilizzare la tecnica.
Perché la vera differenza tra l’uso del dermografo e il microblading sta proprio nella manualità di quest’ultimo: con il microblading si possono ottenere effetti iperrealistici e mirabili ma quello che serve è un’ottima capacità di utilizzare le lame.

Il dermografo, infatti, è un dispositivo elettrico, nato con l’avvento della rivoluzione industriale che ha creato le prime rotative, infatti, il dermografo in sé nasce come macchina per la carta stampata, poi, trasferita all’utilizzo del tatuaggio.
Capite bene, però, che un dispositivo elettrico può essere molto costoso mentre le lame da microblading sono a portata di tutte le tasche: i risultati sono molto simili sia con dermografo che con microblading se si padroneggiano entrambe le tecniche, anche se, repetita iuvant, tatuare attraverso il microblading necessità di molta più capacità manuale ed esperienza.

L’obiettivo per un buon tatuaggio è sempre lo stesso: far arrivare il colore a livello del derma papillare, che questo avvenga con un mezzo manuale o elettrico non cambia, il problema è avere la competenza e la capacità di farlo anche attraverso le piccole lame del microblading, competenza che va esercitata e stimolata in maniera esponenziale.
Inoltre, il Microblading comporta delle differenze sul tipo di pelle: pelli anziane sottili o molto irrorate rendono molto più difficile il lavoro, mentre il dermografo ti consente di lavorare su più categorie di pelle senza nessuna difficoltà.

Sono metodi diversi, quindi, ma che si possono anche completare: uno stesso tatuaggio possono essere prima creati tutti i dettagli al microblading e poi, sfumature o rafforzati con il dermografo l’importante è sempre valutare chi si ha davanti, che tipo di pelle ha e i suoi desideri e obbiettivi per poi, decidere come procedere.
Se hai una buona manualità e un segno preciso puoi utilizzare alternativamente tutte e due le tecniche: ad esempio, per gli occhi e le labbra puoi utilizzare il dermografo (è possibile eseguire tale trattamento anche con la tecnica manuale, ma la perizia, la precisione devono essere elevatissime e il risultato è più semplice e gratificante con lo strumento elettrico) e per le sopracciglia la tecnica manuale del Tebori, a seconda, di cosa hai necessità di fare in quel momento.

Quello che consigliamo ad ogni professionista è la conoscenza di tutti e due i metodi che, a volte, si usano anche contemporaneamente: con il microblading e, nello specifico, con la tecnica del Tebori, non si creano solo peli ma anche linee, sfumature, riempimenti di colore; quello che resta fondamentale è l’esercizio della manualità e della sensibilità per comprendere fin dove si possa arrivare con la specifica pelle che si sta trattando.

Per entrambe le tecniche di cui abbiamo parlato, è importante la formazione e l’esercizio che si può avere solo praticando spesso e senza fermarsi mai di fronte ad una tecnica o all’altra.
Oltre a questo, rimane sicuramente fondamentale l’igienizzazione rigorosa che permette di lavorare in sicurezza sia per il tatuatore che per il cliente.